San Luigi Maria Palazzolo: il padre dei ragazzi abbandonati

27 Aprile 2022 | Oltre la Porta

Papa Francesco canonizza il nostro don Palazzolo

“Io cerco e raccolgo il rifiuto di tutti gli altri, perché dove altri provvede lo fa assai meglio di quello che io potrei fare, ma dove altri non può giungere cerco di fare qualcosa io così come posso”.
Una frase che si dovrebbe trovare nel vocabolario sotto la voce “Carità”. Rappresentativa del pensiero e dello stile di vita di don Luigi Maria Palazzolo, di essa colpisce più di tutto la semplicità, quasi la banalità: “cerco di fare qualcosa” e lo faccio “come posso”. Mettersi al servizio delle persone più bisognose con le proprie capacità, senza sensazionalismi e senza autocelebrazione, ma con la consapevolezza che, pur con i propri limiti, è possibile aiutare gli altri. Questo sembra dirci don Palazzolo, proclamato santo domenica 15 maggio 2022, in Piazza San Pietro a Roma. Un evento importante per la città di Bergamo, presente alla cerimonia di canonizzazione con il vescovo mons. Francesco Beschi, una delegazione delle Suore Poverelle, il sindaco Giorgio Gori e i fedeli che si sono uniti in pellegrinaggio. Tutti hanno accolto la proclamazione con un emozionante applauso che testimonia il profondo legame tra il Santo e la storia della nostra città.

Luigi Maria Palazzolo è nato a Bergamo il 10 dicembre 1827, nella Parrocchia di S. Alessandro in Colonna, da una famiglia benestante che gestiva in città un negozio di libri. Dopo aver portato a termine gli studi elementari ed il ginnasio, è entrato in Seminario dapprima nel 1846 per dedicarsi agli studi filosofici e successivamente, a partire dal 1846, è passato allo studio della teologia, per essere ordinato sacerdote il 23 giugno 1850 dall’allora vescovo di Bergamo mons. Carlo Gritti Morlacchi, con dispensa sull’età canonica.
Ultimo di nove figli, deceduti l’uno dopo l’altro nel corso degli anni, sin dall’adolescenza si è dedicato ai poveri infermi, visitandoli nelle case private e negli ospedali e portando loro tutto quanto poteva per essere d’aiuto. Già l’adolescenza portava con sé i semi di una carità che si sarebbe fatta sempre più grande nel corso della sua vita.
Probabilmente qualunque bergamasco collega il nome del Santo all’omonima casa di cura situata a Bergamo, al numero 56 di via San Bernardino. Tuttavia, questo istituto è solo una delle tante testimonianze ancora oggi tangibili di un’intera vita spesa al servizio degli ultimi.

La missione pastorale di don Luigi Maria Palazzolo si è svolta, sin dalla sua ordinazione, al cospetto dei più poveri, dei più bisognosi, proprio laddove, come dice la sua celebre frase riportata sopra, nessuno può giungere.
Una volta diventato sacerdote, don Palazzolo ha scelto di andare laddove vi era più bisogno, ossia presso l’Oratorio maschile della Foppa, avviato nel centro più popoloso e povero della città, il borgo San Bernardino. Attraverso gli esercizi spirituali e la catechesi si è dedicato, dapprima, alla preparazione dei ragazzi ai sacramenti coinvolgendoli con uno stile semplice e chiaro poi, divenuto direttore, ha trasformato l’Oratorio anche dal punto di vista estetico mediante l’ampliamento degli spazi dedicati al teatro e ai giochi, impiegando parte dei beni pervenutigli in eredità dalla famiglia. Non volendosi fermare alla sola assistenza spirituale e materiale ma comprendendo altresì il ruolo fondamentale dell’istruzione, ha creato, sempre nei locali dell’Oratorio, una scuola serale aperta a tutti, dove anche i più poveri potevano recarsi al termine della giornata lavorativa. Il suo impegno nei vari Oratori bergamaschi è cresciuto esponenzialmente nel corso degli anni a favore di tutte le fasce d’età, dalla fanciullezza alla gioventù.
Nel 1864 ha inaugurato una sezione femminile della Pia Opera di Santa Dorotea (promossa dai fratelli Conti Passi) dedicata all’istruzione e alla formazione delle operaie, adibendo una casetta di sua proprietà a sede dell’Oratorio femminile intitolato a Santa Dorotea. Per garantirne l’apertura continua, nel maggio del 1869 ha chiesto ad alcune maestre della Pia Opera, libere da impegni familiari, di stabilirsi in Oratorio. L’iniziativa è stata accolta con entusiasmo, in particolare, da una giovane insegnante, Maria Teresa Gabrieli. Con la professione di fede di Maria Teresa Gabrieli è nata la Congregazione delle suore delle poverelle, dedita alla gioventù femminile, specialmente alle orfane abbandonate, ai poveri ammalati e ai disabili soprattutto durante le malattie contagiose e le epidemie. Le Regole della Congregazione, con il decreto di approvazione, sono state portate a Bergamo nel maggio 1886 dal vescovo mons. Gaetano Camillo Guindani.
Da ultimo, ma non per importanza, don Luigi Palazzolo ha fondato anche una comunità religiosa maschile per l’accoglienza degli orfani, figli degli agricoltori. L’Istituto, retto dalle Regole dei Padri della Sacra Famiglia di Martinengo, si è estinto nel 1928, ma negli anni di attività ha accolto i ragazzi per provvedere alla loro educazione, affidando loro la coltivazione dei terreni della casa di villeggiatura situata a Torre Boldone ed ereditata dalla famiglia materna.
Don Luigi Palazzolo è morto il 15 giugno 1886 e l’interminabile corteo che ha seguito il suo funerale, a testimonianza dell’immensa opera svolta in vita, già lo chiamava “santo”.
Beatificato da Papa Giovanni XXIII il 19 marzo 1963, su impulso del vescovo Giacomo Maria Radini Tedeschi che ne ha promosso la causa sin dal gennaio 1913, il processo per la canonizzazione ha avuto origine dal riconoscimento del miracolo della guarigione di suor Gianmarisa Perani.
Suor Gianmarisa, appartenente alla Congregazione delle suore poverelle, è stata ricoverata nel novembre 2015 presso l’Ospedale di Alzano Lombardo e dimessa un mese dopo in condizioni pre-agoniche a causa di una malattia che aveva colpito la zona dell’addome. La mattina del 14 gennaio 2016 il medico curante ha ordinato la sospensione delle cure con previsione di morte imminente. Nel frattempo, la stessa suor Gianmarisa, le sorelle, i parenti, la comunità religiosa di Torre Boldone e le altre consorelle, hanno pregato il beato Luigi Palazzolo affinché per sua intercessione avvenisse la guarigione. Il miracolo è avvenuto, la notte seguente suor Giamarisa ha risposto alla chiamata dell’infermiera e nel corso dei giorni successivi è tornata in salute. La guarigione è stata dichiarata, a seguito di un rigoroso iter, “improvvisa, completa e duratura, non spiegabile scientificamente” come si conviene ad ogni miracolo.
San Luigi Maria Palazzolo si unisce ai Santi e alle Sante bergamasche, tra i più noti ricordiamo san Giovanni XXXIII, sant’Alessandro, san Vincenzo, le sante Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa, santa Gianna Beretta Molla, e i Beati già proclamati tali o in corso di proclamazione, tra cui spiccano sei suore Poverelle uccise dall’epidemia di ebola che ha colpito la Repubblica Democratica del Congo nell’aprile del 1995.
Al pari di figure come quella di san Giovanni Bosco, san Giuseppe Benedetto Cottolengo, san Luigi Guanella e san Giovanni Battista Piamarta, san Luigi Maria Palazzolo si inserisce in quello che viene definito “clero novatore”, dedito all’assistenza e all’educazione delle fasce marginali della società.

Sara Ranica