Il saluto di don Lorenzo
Nel gergo tipico del clero bergamasco, tale affermazione sta a dire la necessità, dato uno scenario particolarmente ricco e complesso, di sostituire un prete in partenza con un altro che abbia già alle spalle almeno un’esperienza in parrocchia. Della validità di tale massima, in riferimento al successore di don Davide a Cologno, mi ero convinto negli incontri con alcune realtà dell’oratorio nell’ambito della visita di sesta teologia in parrocchia, nel marzo scorso.
Tra l’altro, venne poi nominato come vicario parrocchiale di Cologno, don Mario, arciprete del mio paese natale per nove anni, che ho conosciuto quando frequentavo la quarta superiore e che mi ha accolto a Telgate, prete novello, lo scorso 27 maggio.
Queste due consapevolezze avevano convinto che io, a Cologno, non ci sarei mai finito.
Seppur restio a partecipare al toto-parrocchie che tradizionalmente anima gli ultimi mesi di Seminario, iniziai ad immaginare i possibili scenari in cui però, per quanto detto sopra, Cologno non è mai rientrato. Con questi sentimenti e con tutta la gioia e la trepidazione di chi ha ancora i giorni dell’ordinazione nel cuore e il profumo del Crisma sulle mani, il primo giugno, insieme ai miei otto compagni di ordinazione, mi recai dal vescovo Francesco per ricevere la nomina. Ad ogni colloquio, personale, seguiva l’annuncio della parrocchia ai compagni. Iniziò così a disegnarsi la mappa delle nostre prime destinazioni… Santa Caterina in città, Boltiere, Villa di Serio, Azzano San Paolo… poi toccò a me.
“Eh Lorenzo, Lorenzo… dove ti mando?” mi chiese il Vescovo. Io mi permisi di rispondere: “Dove vuole Eccellenza, però deve essere una parrocchia con più di seimila abitanti, altrimenti il mio parroco non mi lascia partire da Curnasco”, facendo riferimento ad una battuta che il mio attuale parroco, don Davide Nembrini, fece al vescovo Francesco nel corso del suo pellegrinaggio pastorale nella nostra fraternità. Alla mia provocazione il Vescovo, dopo avermi segnalato il rammarico di non poter più assicurare preti in ogni parrocchia, mi rispose: “Comunque don Davide può stare tranquillo, perché dove ti mando gli abitanti son più di undicimila”; poi aggiunse: “Andrai a Cologno”.
Dopo un breve dialogo con il Vescovo, raggiunsi i miei compagni e non trovai modo migliore per dire loro la nomina se non abbracciare don Paolo, insigne colognese e mio caro amico e compagno sin dal 2016, dalla Scuola Vocazioni Giovanili. Il Vescovo mi invitò a scambiare i saluti anche con l’altro mio futuro parrocchiano. Ci misi un attimo a comprendere che intendeva don Davide Pelucchi, che volle augurarmi ogni bene nella sua cara Cologno. Raccontandomi del suo paese, il Vicario Generale mi ricordò l’origine colognese del Patriarca Pierbattista Pizzaballa, le cui doti sono nel frattempo giunte agli orecchi di Papa Francesco.
Prima di congedarmi dalla curia, conscio che di norma con la fine del mandato del curato termina anche il servizio dei seminaristi, diedi a don Gustavo, Rettore del Seminario, la disponibilità ad accogliere Angelo e Patrick, o meglio ad essere accolto da loro, per accompagnarli sino al termine della loro esperienza a Cologno (si può quindi immaginare con quale gioia abbia accolto, alcune settimane dopo, la notizia della loro permanenza).
Dopo essere rientrati in Seminario ed aver comunicato le nomine ai nostri compagni teologi, contattai don Giuseppe e di seguito i miei parroci e la mia famiglia. Le reazioni e gli auguri ricevuti, unitamente alla riconoscenza nei confronti del Vescovo, hanno innescato in me la gratitudine per le persone, le comunità e le parrocchie che mi hanno originato, formato e accolto nel ministero, e la preghiera per la parrocchia di Cologno: per don Giuseppe e don Mario, con cui vivrò questi primi anni di ministero; per don Davide e don Dario, nel mai facile momento dei saluti e dei nuovi inizi; per don Paolo, che come me intraprenderà la prima esperienza da curato a Sant’Anna in città; per tutti i colognesi, in particolare per i bambini, i ragazzi, i giovani e per chi se ne prende cura, perché il cammino che condivideremo possa essere sempre orientato a Cristo, affinché si ravvivi in noi, ogni giorno, la riconoscenza per la sua misericordia e l’incessante anelito del paradiso.
Don Lorenzo