Il saluto di don Davide
Obbedire è anzitutto un gesto di libertà: non ho cercato questi posti e li accetto come servizio alla Chiesa, ricordando la promessa di obbedienza dell’Ordinazione, nella quale passa la volontà di Dio, che diversamente appare distratta o legata ai nostri comodi e interessi personali.
Non è facile raccogliere qualche pensiero per scrivere questo pezzo. Come non è facile riassumere quattro anni così belli e intensi, quelli che mi avete regalato.
Ricordo l’emozione di quel 17 maggio 2019 nel quale don Davide Pelucchi, vicario generale della nostra Diocesi, mi disse: “Il vescovo ti chiede di diventare direttore dell’oratorio di Cologno al Serio, sarai il mio curato“. Lasciavo Clusone dopo otto anni meravigliosi, nei quali avevo imparato, almeno un po’, a fare il prete. Il cuore pieno di emozioni e il desiderio di rigiocarmi nel nuovo oratorio, che mi veniva affidato. La successione a don Gabriele, che ringrazio ancora una volta per la fraternità e l’amicizia, rendeva il trasferimento un po’ meno faticoso e mi faceva ben sperare.
Sono entrato in oratorio in punta di piedi e da subito ho percepito la ricchezza delle attività e delle iniziative che vi si svolgevano, ma soprattutto delle persone che lo abitavano. Il primo grazie è perché mi sono sempre sentito accolto, sostenuto e accompagnato da ciascuno di voi.
Sei mesi normali, dove il ritmo delle attività è stato davvero incalzante tra incontri dei genitori, catechesi, animazione e riunioni organizzative. Tra tutte le esperienze ricordo il campo invernale a Valcanale con le medie, il Campodanno con le famiglie e il pellegrinaggio ad Assisi con gli adolescenti. Un inizio spettacolare!
Arriva il carnevale 2020, che tutti ricordiamo bene: la sfilata annullata e il lungo periodo del covid19. Abitare, in quasi solitudine, il cortile dell’oratorio è stato davvero strano, ma grazie all’aiuto della tecnologia e con lo sforzo notevole di tante persone, che ancora ringrazio, l’oratorio non si è fermato. Ho continuato a fare il curato anche durante la pandemia tra videochiamate, messaggi personali, incontri di catechesi online per gli adolescenti e la preparazione di video da inviare alle famiglie. Pure la preghiera, seppure a distanza, non è mai mancata e ci ha fatto sentire comunità, anche nella distanza fisica. Rileggendo quei giorni, a tre anni di distanza, possiamo dire che, nonostante la sofferenza e i lutti, che hanno colpito diverse famiglie, non sono mancate le occasioni per esserci e per stare vicino alle persone, soprattutto ai più giovani.
Mentre finisce la prima fase, quella forse più acuta della pandemia, e proprio mentre progettiamo un’estate complicata, si presenta la malattia di don Emilio. La sua malattia e la sua morte hanno certamente segnato la mia permanenza a Cologno, ma anche alcuni tratti del mio modo di essere prete. Lo ringrazio perché mi ha insegnato molto con il suo carattere direttivo e paterno insieme, con la sua laboriosità generosa e infine con l’abbandono confidente alla volontà di quel Signore, a cui aveva regalato la vita.
Il vescovo invia don Alessandro come amministratore parrocchiale. A lui il grazie per la fraternità, la stima e la fattiva collaborazione. Un anno e mezzo bello e complicato insieme, nel quale alcune attività erano concesse dalle regole covid e altre no. Su tutte una certezza non mi ha mai abbandonato in quel tratto difficile: “Non si è preti per se stessi, ma per il Signore e per la Sua Comunità. Tutto il resto alla luce di ciò è sempre relativo”.
Nel 2021 riprendono, anche se con tante limitazioni, numerose attività come la festa dell’oratorio, il CRE, i campi estivi, la catechesi tutti in presenza, le Messe dei ragazzi con le famiglie e tante altre.
A settembre di quell’anno arriva il nuovo parroco Don Giuseppe. È un uomo di grande creatività pastorale, appassionato di arte e di bellezza e una vera fucina di idee. Lo ringrazio anzitutto per la familiarità fraterna, che in questi due anni si è creata, per la programmazione e la collaborazione pastorale e per il confronto su tutte le attività della nostra parrocchia. Spesso, soprattutto in questo ultimo anno dedicato ai cantieri di Betania, abbiamo scherzato sui cantieri di Navoni, indicando quello spirito di novità, di entusiasmo e di intraprendenza, che la sua presenza ha portato nella nostra comunità, avviando numerose iniziative e veri e propri cantieri: non ultimo quello dei sacerdoti. Grazie don Giuseppe, sei per me un vero esempio!
Proprio mentre con lui scherzavamo sul futuro della curia, arriva una chiamata, tanto improvvisa quanto inaspettata. È il 23 febbraio e il vescovo mi chiede di lasciare Cologno per assumere la direzione degli uffici della pastorale della cultura, dei beni culturali e delle comunicazioni sociali della diocesi. “Ti dispiace lasciare Cologno? Ma cosa vai a fare in un ufficio?”: quante volte mi sono sentito ripetere queste domande. La fatica c’è, unita certamente alla soddisfazione per la stima manifestata dal vescovo, e ogni giorno si realizza sempre di più ciò che nel mese di settembre prenderà forma con il nuovo incarico. A tutti rispondo che obbedire è anzitutto un gesto di libertà: non ho cercato questi posti e li accetto come servizio alla Chiesa, ricordando la promessa di obbedienza dell’Ordinazione, nella quale passa la volontà di Dio, che diversamente appare astratta o legata ai nostri comodi e interessi personali. E aggiungo che vado in curia per fare il prete, non il funzionario: una bella sfida, che certamente mi cambia la vita, ma nella quale sento di essere in compagnia del Signore e della vostra amicizia e preghiera.
Il prete non agisce mai in solitaria e se lo fa tradisce l’essenza stessa della Chiesa. Per questo, ringraziandovi della pazienza nel leggermi sin qui, credo di dover aggiungere oltre alle scuse per i miei limiti, anche alcuni ringraziamenti sinceri.
Grazie al Signore per avermi chiamato e per avermi custodito in questi anni a Cologno al Serio. Lui è sempre una grande sorpresa.
Grazie alla mia famiglia per la presenza costante e la cura della mia casa: senza di essa non avrei potuto fare tante cose.
Grazie ancora a don Giuseppe, a don Dario, al caro don Rino e ai sacerdoti nativi, che ho conosciuto e incontrato in questi quattro anni.
Grazie ai catechisti e ai volontari, che sono la vera anima della nostra parrocchia e del suo oratorio. Vi ho fatto lavorare, e tanto, ma sempre con tanta gioia. Grazie per la vostra testimonianza e per l’affetto che mi avete manifestato in molti modi.
Grazie ai seminaristi, che hanno condiviso con me un tratto del loro cammino: un vero dono per tutta la nostra comunità.
Grazie ai malati, che sempre ci accompagnano con la loro preghiera. A loro anche le scuse se, per le molte attività, le mie visite sono state limitate nel tempo.
Grazie a tutte le famiglie per la cordialità e per la fiducia nel progetto dell’oratorio e per il coinvolgimento nei tanti percorsi e nelle diverse iniziative. Viviamo un tempo complicato, ma possiamo crescere ed educare solo camminando insieme. Non dimentichiamolo!
Grazie all’Amministrazione Comunale, al Calcio Oratorio, agli Scout, alle varie associazioni, al gruppo Alpini e a tutti coloro con i quali ho lavorato per il bene del nostro paese.
Grazie alle tante persone che frequentano le nostre liturgie: siete un vero esempio di fede. So di poter contare sulla vostra cordialità e preghiera.
L’ultimo grazie lo riservo volutamente ai bambini, ai ragazzi, agli adolescenti e ai giovani. Soprattutto a loro ho dedicato questi primi dodici anni del mio essere prete, con tante soddisfazioni e con un arricchimento personale e spirituale, che rimane difficile da raccontare in poche righe. È impossibile anche solo elencare le iniziative e le esperienze condivise in questi anni. Non posso non citare il percorso entusiasmante della catechesi giovani, i due cammini sulla Via Francigena e la GMG appena conclusa. Esperienze e cammini, che rimangono impressi nel cuore di ciascuno come tappe significative. Credo non sia un caso salutare Cologno al termine di un’estate così ricca. A tutti loro vorrei lasciare l’impegno, attraverso tutte le iniziative vissute e che vivranno, di riconoscere Gesù, come amico vero e come risposta autentica a quella sete di felicità e di bellezza, che abita il profondo del loro cuore. È questa la vera sfida che sempre ci attende.
A Don Lorenzo l’augurio fraterno di buon lavoro in un oratorio, che magari ti toglie qualche ora di sonno, ma ti riempie il cuore e la vita di gioia.
Ciao Cologno, siete stati per me casa e vi porto nel cuore, semplicemente grazie!
Don Davide