Dalla costituzione del Consiglio Pastorale Territoriale (CPT) alla definizione del programma quadriennale
La Comunità Ecclesiale Territoriale (CET) è una forma di pensiero e di organizzazione che il Vescovo ha voluto dare alla Chiesa di Bergamo. Lo scopo principale della Chiesa, al di là delle molteplici attività, è l’evangelizzazione, cioè far incontrare le persone con il Vangelo di Gesù, e offrire vie concrete per comprendere come viverlo nell’oggi della nostra storia, qui ed ora.
La percezione di tanti è che stiamo vivendo un tempo di stanchezza e insieme di rassegnazione: i numeri sono sempre più piccoli, c’è la sensazione di essere sempre più marginali, quasi ininfluenti, e il sospetto di impiegare tante energie per attività che, tutto sommato, non portano le persone al Vangelo: si fermano prima, a preparare un incontro che però non arriva (quasi) mai.
È una situazione che – come credenti – non ci aiuta a sentire e a mostrare la gioia di vivere il Vangelo. Nonostante le tante attività, le molteplici strutture, e la vivacità delle parrocchie – afferma il Vescovo – sembra che le persone facciano sempre più fatica a sentire il Vangelo come una possibilità buona per la vita.
La Comunità Ecclesiale Territoriale diventa così una risposta a questa situazione.
Una, non la risposta che per magia risolverà tutte le questioni, ma la via che il nostro Vescovo ci consegna e ci chiede di percorrere.
I mesi trascorsi, dopo la fine del primo quinquennio, non sono stati semplicemente una pausa nel cammino delle CET. La riflessione operata a partire dall’esperienza passata ha delineato meglio l’identità di questa nuova realtà, e ha permesso di ridefinire gli obiettivi e gli attori in gioco.
Quali sono gli obiettivi?
Innanzitutto la scelta delle cosiddette terre esistenziali: famiglia e educazione, vita sociale e mondialità, prossimità e cura, cultura e comunicazione, come luoghi dove si svolge e si dipana la nostra vita concreta e dove il Vangelo può dire una parola significativa di gioia e speranza.
Diventa necessario perciò pensare come realizzare l’unità tra la pastorale centrata su quelli che sono chiamati i tria munera (liturgia, formazione e carità) e quella basata sulle terre esistenziali. Questo affinché il parlare di terre esistenziali non si riduca ad uno slogan, ma diventi un modo nuovo di immaginare e dare corpo alla pastorale ordinaria delle parrocchie, e insieme, di ascoltare – ancora una volta in modo concreto – la vita delle persone e le sollecitazioni del territorio. È chiaro che sarà un passaggio graduale, dove ci saranno alcuni aspetti distinti, altri condivisi.
Di conseguenza, si tratterà, da una parte, di organizzare eventuali proposte formative per offrirle a tutte le parrocchie e al territorio nel suo insieme, e dall’altra di evidenziare, coordinare e promuovere le iniziative pastorali, culturali e sociali che sono già proposte dalle parrocchie e dagli altri soggetti ecclesiali (movimenti e associazioni).
Lo stesso, poi, per quello che di significativo, dal punto di vista culturale e sociale, può essere accolto dal territorio e rilanciato a tutti i soggetti istituzionali e sociali.
Infine l’attenzione alle nostre opere (asili, scuole, centri di ascolto, case di riposo…) che sono uno dei modi concreti con cui la comunità cristiana esprime la propria fede.
Sicuramente il ricentramento sulle parrocchie e il loro coinvolgimento permetterà di sentire più nostre le CET, più inerenti la vita concreta e ordinaria delle parrocchie, e di poterle percepire come una risposta alle fatiche che oggi stiamo vivendo.
L’obiettivo di quest’anno è, per certi aspetti, limitato, ma insieme importantissimo. Ci viene chiesto di:
costituire – almeno per la maggior parte – il Consiglio Pastorale Territoriale,
e di
individuare i temi su cui riflettere per i prossimi quattro anni.
Quali dunque i prossimi passi?
Innanzitutto, individuare i sacerdoti (2 + 1 per ogni Fraternità) che entreranno a far parte del Consiglio Pastorale Territoriale (CPT).
In questi mesi anche la necessità di rimpolpare i gruppi delle terre esistenziali, senza aver fretta di costituire subito il CPT. L’obiettivo è individuare compagni di viaggio, più che comporre formalmente un Consiglio Pastorale Territoriale a qualunque costo.
La formazione generale – proposta dalla Diocesi – per le singole terre esistenziali. Questo potrà offrire a tutti una prima comprensione delle attenzioni e degli eventuali cambiamenti che la pastorale potrà operare.
Gli incontri dei coordinatori delle singole terre esistenziali con il proprio delegato vescovile. Diventerà anche un’occasione per conoscersi e poter costruire un percorso comune.
I sacerdoti – ma non solo – avranno il compito di individuare i 7 laici, per Fraternità, che entreranno a far parte del CPT. Un passaggio delicato, questo, da accompagnare e sostenere, fornendo anche qualche indicazione ai sacerdoti.
Anche i coordinatori avranno il compito di individuare 4 persone per ogni terra esistenziale.
Alla fine di giugno la composizione, – almeno in gran parte – del CPT.
Un altro passo da compiere da febbraio a giugno è l’individuazione dei temi da affrontare il prossimo quadriennio.
L’idea è quella di coinvolgere sia le due Fraternità Presbiterali che compongono la nostra CET, che i componenti dei Consigli Pastorali di tutte le parrocchie, a cui si chiederà di proporre alcuni temi o situazioni e, a partire dalla loro riflessione e dalle loro proposte, individuare i quattro temi per il prossimo quadriennio.
Lo scorso 7 marzo si è svolto, presso il centro pastorale di Cavernago, un incontro con i Consigli Pastorali delle parrocchie della nostra CET: è stato un primo momento concreto per riconoscersi in un cammino comune, offrire chiarimenti e ridare un primo rimando.
Dopo la cena a buffet, si è tenuto un momento di preghiera, seguito dalla presentazione del cammino e dai primi rimandi.
Se dovessimo definire, in modo molto semplice, che cosa è la CET, la risposta potrebbe essere questa: un gruppo di laici e sacerdoti che – a nome delle parrocchie e in ascolto del territorio – cerca di raccogliere esperienze e riflettere su alcune questioni,
per vedere se sia possibile proporre e attuare dei cambiamenti perché la Chiesa, il Vangelo e la fede possano essere più vicini a quello che le persone stanno vivendo.
Questo e solo questo è il senso della CET, ed è per questo motivo che la riteniamo necessaria.
Don Enrico Mangili,
vicario territoriale,
a nome del Consiglio
Pastorale Territoriale uscente