…mentre la nostra comunità ricorda il pellegrinaggio a Roma
Una novantina di iscritti ha riempito la sala Agliardi dell’oratorio per ricordare il pellegrinaggio colognese a Roma in occasione del Cardinalato del patriarca Pierbattista Pizzaballa. La serata di venerdì 19 aprile si è aperta con un abbondante antipasto, poi la cena, il brindisi e il taglio della torta, per condividere il ricordo di un evento storico per la nostra comunità che, a distanza di quasi sette mesi, rimaneva ancora impresso nella mente e nel cuore dei tanti che si sono messi in viaggio verso la città eterna. I due gruppi di pellegrini colognesi, il primo guidato da don Giuseppe e il secondo accompagnato da don Lorenzo, si erano riuniti in piazza San Pietro, sabato 30 settembre, per il Concistoro con la creazione dei nuovi Cardinali, presieduto da papa Francesco. Il giorno seguente, presso la basilica di Santa Maria Maggiore, la prima Eucarestia celebrata dal nostro Cardinale. Quei giorni, a Roma, mancava la signora Maria, mamma del cardinal Pizzaballa, che aveva preferito non affrontare un viaggio così impegnativo. Ma durante la rimpatriata colognese ha potuto vedere per la prima volta le foto di quei memorabili eventi, proiettate sul grande schermo. Con gli occhi lucidi e la voce segnata dall’emozione, si è rivolta a tutti i presenti, promettendo che avrebbe chiesto al suo Pierbattista di ringraziare e benedire tutta la comunità di Cologno. A Maria è stato donato l’album fotografico del pellegrinaggio a Roma.
A Roma il cardinal Pizzaballa avrebbe dovuto far ritorno lunedì 15 aprile, data nella quale era in programma la cerimonia di presa di possesso del suo titolo cardinalizio. Tuttavia, a causa dell’aggravamento della situazione in Terra Santa – pochi giorni prima si era registrato un nuovo attacco iraniano ai danni di Israele – il Patriarca aveva scelto di rimanere a Gerusalemme per seguire l’evolversi della delicata situazione, rinviando la celebrazione allo scorso 1° maggio, festa di San Giuseppe.
Il Papa assegna ad ogni porporato un titolo cardinalizio, che può essere un titolo episcopale, un titolo presbiterale oppure un titolo diaconale. Infatti, ancora oggi permane la distinzione, con valore esclusivamente onorifico, tra Cardinali vescovi, Cardinali presbiteri e Cardinali diaconi, anche se, nel 1962, papa Giovanni XXIII ha stabilito che ogni Cardinale debba essere insignito della dignità episcopale. Originariamente, il titulus indicava l’iscrizione posta accanto alla porta delle domus ecclesiae, ovvero gli edifici privati dove i primi cristiani si radunavano. Successivamente, è passato ad indicare la dedicazione di ciascuna chiesa. Ancora oggi, ogni titulus insiste su una chiesa della città di Roma (o su una cattedrale delle Diocesi limitrofe, nel caso dei titoli episcopali), come segno di vicinanza alla cura pastorale che il Pontefice esercita sull’Urbe: l’etimologia della parola cardinale indica proprio colui che è incardinato alla Santa Romana Chiesa. Ogni Eminenza è chiamata a prendere possesso della sua chiesa titolare, sulla cui facciata, accanto allo stemma del Papa, viene posto anche il suo stemma cardinalizio.
Papa Francesco ha nominato Pizzaballa Cardinale presbitero di Sant’Onofrio, affidandogli il titolo che insiste sull’omonima chiesa presso il colle del Gianicolo. Non si tratta di una scelta casuale poiché, nel 1945, papa Pio XII assegnò la chiesa e l’annesso convento all’Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, invitando contestualmente i Frati francescani dell’Atonement a risiedere in loco: dunque, Bergoglio ha scelto un titulus che ha doppio legame con il nostro Cardinale. Ma la nascita di questo complesso risale al Quattrocento: nel 1419 sorse un piccolo eremo, mentre nel 1439 iniziò la costruzione della chiesa attuale, a navata unica con due cappelle per lato. Nel corso dei secoli vi lavorano importanti artisti come Domenichino, il Cavalier d’Arpino, Pinturicchio e Annibale Carracci, e l’edificio venne visitato da personalità del calibro di Goethe, Chateaubriand e Giacomo Leopardi. Ma la fama di questa chiesa si deve soprattutto a Torquato Tasso, che vi arrivò da Napoli dietro la promessa di papa Clemente VIII di incoronarlo poeta. Tuttavia la laurea non ebbe mai luogo, e Tasso morì proprio in questo complesso, dove ancora oggi è sepolto, nel 1595. Il titolo di Sant’Onofrio era vacante fin dal 2015, anno della morte del cardinal Furno, ma, nel corso della storia, ben tre porporati che si sono succeduti come titolari di questa chiesa sono poi stati eletti Pontefici – si tratta di Urbano VIII, Innocenzo XI e Pio VI: che sia di buon auspicio per il nostro Cardinale?
Al suo arrivo in Sant’Onofrio, Pizzaballa è stato accolto proprio dal Vicario Generale dei Francescani dell’Atonement. Dopo la lettura della bolla di nomina, è stato stilato il rogito della presa di possesso. Hanno concelebrato l’Eucarestia il cardinal Filoni, Gran Maestro dell’Ordine equestre di Gerusalemme, e il cardinal Sandri, Vice-Decano del Collegio cardinalizio e Prefetto emerito del Dicastero per le Chiese orientali. Nella sua omelia, il Patriarca ha ricordato ancora una volta come essere Cardinale non sia un onore, ma anzitutto una responsabilità. Immancabile il ricordo della drammatica situazione della Terra Santa, con l’invito a “cercare vie di riconciliazione” e a “tenere insieme le parole di verità, giustizia e perdono”. La consapevolezza di essere immersi nei “momenti più difficili della nostra storia recente” è confortata dalla speranza di “vedere la realtà del mondo attraverso la luce pasquale”: “L’Agnello di Dio è la luce che illumina la città di Gerusalemme”.
Di ritorno da Roma, il cardinal Pizzaballa ha fatto tappa a Torino dove, sabato 4 maggio, festa della Santa Sindone, ha celebrato l’Eucarestia presso la cattedrale cittadina, e poi ha raggiunto il santuario della Consolata. Il giorno seguente, l’incontro con il mondo salesiano presso la basilica di Maria Ausiliatrice, e la visita alla Piccola Casa della Divina Provvidenza (Cottolengo) e al Sermig (Arsenale della Pace). Invece, lo scorso 9 maggio, il Patriarca è stato ospite a Bari, in occasione dell’anniversario della traslazione delle ossa di San Nicola: prima l’incontro con il clero diocesano, con le dame e i cavalieri dell’Ordine equestre di Gerusalemme e con la comunità del seminario regionale, poi la S. Messa presso la basilica del Santo patrono.
Mentre si avvicina il primo anniversario di creazione a Cardinale di Pierbattista, e cresce il desiderio, anche presso la nostra comunità, di visitare i luoghi Santi in cui esercita il suo ministero, il dramma della guerra non sembra intenzionato a lasciare in pace la Terra in cui Gesù è vissuto. Ma, colmi di speranza, vogliamo fare nostro l’antico augurio gerosolimitano con cui il nostro Cardinale è solito concludere le sue visite: “L’anno prossimo a Gerusalemme”.
Andrea Fadigati