Gli anniversari di Matrimonio 2024
Il Sacramento del Matrimonio è per sempre: “Con la grazia di Cristo prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita”, recita la formula del consenso prevista dalla liturgia. Ma la promessa coniugale è ben più di una formalità sociale o di una tradizione secolare: è l’alleanza tra marito e moglie, è l’indissolubile patto di unità celebrato dagli sposi, del quale il Signore è primo testimone. Una promessa così grande, che in quanto eterna trascende la facoltà umana, necessita di essere quotidianamente alimentata, e talvolta rinnovata pubblicamente dinnanzi a Dio. Ecco perché domenica 2 giugno, solennità del Corpus Domini, trentanove coppie della nostra comunità hanno festeggiato il loro anniversario di Matrimonio, ripetendo quelle promesse che già si erano scambiate il giorno delle loro nozze.
Dai 10 anni di Matrimonio (nozze di alluminio) fino ai 60 (nozze di diamante), passando per il 15° anniversario (nozze di cristallo), il 25° (nozze d’argento), il 30° (nozze di perla), il 35° (nozze di corallo), il 40° (nozze di rubino), il 45° (nozze di zaffiro), il 50° (nozze d’oro) e il 55° (nozze di smeraldo): le trentanove coppie, che ben rappresentavano le diverse età che compongono una comunità variegata, si sono radunate nel cortile della casa parrocchiale. Alle ore 11.00, accompagnato dal suono delle campane a festa, ha preso il via il corteo verso la chiesa, solennemente addobbata: in testa i chierichetti; poi tutti gli sposi, mano nella mano; in fondo i nostri sacerdoti, don Lorenzo, don Mario e don Giuseppe. Percorrendo il tappeto bianco steso lungo la navata, come nel giorno del loro Matrimonio, mariti e mogli hanno preso posto nei primi banchi per l’inizio della celebrazione eucaristica.
“Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?”: il Vangelo del giorno (Mc 14,12-16.22-26) si è aperto con questa domanda che gli apostoli rivolgono a Gesù. I dodici stanno organizzando la cena pasquale giudaica, ma non sanno che quel pasto sarà il loro ultimo incontro conviviale con il Maestro. “Allora Gesù mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo»”: il parroco ha proposto la sua omelia proprio a partire da questa singolare risposta che Gesù dà ai suoi apostoli. In particolare, don Giuseppe ha posto l’accento sul dettaglio della brocca che, nella Scrittura, è prerogativa delle donne: il fatto che in questo caso sia trasportata da un uomo risveglia subito la nostra attenzione sulla novità della Parola di Dio. Dove preparare perché Gesù possa mangiare la Cena? Le brocche presenti nel Vangelo ci forniscono alcune indicazioni. Anzitutto, la brocca è lo strumento della samaritana che attinge l’acqua al pozzo di Sicar. Ella è una donna alla ricerca della verità: capisce che Gesù, colui che le ha chiesto “Dammi da bere!”, è un profeta, e riconosce il vero Dio da adorare. Non delle brocche, bensì delle giare più capienti, sono presenti nel racconto delle nozze di Cana, il primo miracolo pubblico di Gesù. Maria, sempre attenta alle necessità dell’altro, si rende conto che, proprio durante un Matrimonio, il vino sta terminando: ecco che l’acqua della quotidianità diventa il vino della festa. Infine, la brocca è presente anche nei giorni della Passione quando Gesù, prima di spezzare il Pane, si mette a lavare i piedi ai dodici, donando tutto sé stesso nel servizio. Allora il posto giusto da preparare affinché Gesù possa mangiare la Cena non è solo la chiesa: Gesù non è presente solamente nel Santissimo Sacramento dell’altare, particolarmente adorato proprio nel giorno del Corpus Domini, ma si fa vivo dove si cerca la Verità, dove si è attenti, dove si serve donando se stessi. Cercare, essere attenti, servire: tre atteggiamenti di Eucarestia, tre realtà della vita quotidiana di ogni famiglia.
Al termine dell’omelia, le coppie presenti hanno rinnovato le promesse del loro Matrimonio: prima i mariti, poi le mogli, dunque i due sposi unitariamente, tenendosi la mano destra. Quindi, il celebrante ha asperso con l’acqua benedetta le fedi nuziali: anelli preziosi come il vincolo matrimoniale, e circolari come l’amore che non ha mai fine.
La celebrazione è proseguita con l’offertorio, durante il quale nove coppie hanno presentato all’altare nove doni. Una ciotola di semi ci ha ricordato che ogni anno bisogna seminare: perché il Signore doni alla Chiesa di spargere a piene mani il seme della Parola. Una manciata di farina ha simboleggiato tutto il lavoro e la fatica per crescere la spiga di grano: perché il Signore doni alle famiglie la capacità di essere il primo luogo dell’educazione dei figli. Una brocca d’acqua ci ha detto che dobbiamo dissetarci: perché il Signore disseti l’arsura dei cuori nell’incontro con i fratelli soli, malati e sofferenti. Un pizzico di sale ha rappresentato la bontà del sapore e del gusto: perché il Signore aiuti ciascuno ad esprimere nella comunità le proprie qualità, e a far emergere le proprie meraviglie. Una misura di lievito ci ha ricordato che la farina si trasforma in pasta: perché, attraverso la preghiera, lo Spirito di Dio faccia ritrovare la forza e la speranza alle famiglie che vivono momenti di sofferenza. Una manciata di malto ha simboleggiato il colore della panificazione: perché i giovani, animati dalla fede, cerchino nel Signore la forza per crescere. Il fuoco ci ha detto che per la cottura del pane è necessario il calore: perché il Signore, con la fiamma del Suo amore, sciolga i cuori induriti dagli affanni per i beni materiali, e li faccia gioire per i doni eterni. Il pane diventa così cibo che nutre: perché Gesù, Pane disceso dal Cielo, ci renda capaci di saziarci di Lui, per percorrere il cammino della vita con fedeltà e impegno. Infine, la Bibbia: perché, tra le tante parole della nostra società, non manchi mai la Parola, sorgente di vita e di amore per tutti.
Al termine della Santa Messa, i sacerdoti hanno omaggiato ciascuna delle coppie presenti con il regalo che da alcuni anni caratterizza l’appuntamento degli anniversari di Matrimonio: un cuscino, simbolo della vita coniugale quotidiana, con la foto degli sposi il giorno in cui hanno detto il loro sì. L’emozione da parte delle coppie è stata tanta, nel riguardare l’immagine di quel giorno indimenticabile. Inoltre, a ciascuna sposa è stata regalata una rosa rossa. Ma i cuscini non erano trentanove come le coppie presenti, bensì quaranta: un cuscino è stato donato a don Lorenzo, con la foto della sua prima Santa Messa, celebrata nella sua parrocchia di Telgate. Il 27 maggio 2023, nei Primi Vespri della solennità di Pentecoste, il nostro curato veniva ordinato presbitero dal vescovo Francesco. Un anno dopo, ha potuto festeggiare il suo primo anniversario di Sacerdozio nella nostra comunità, proprio in occasione degli anniversari di Matrimonio: infatti, il giorno dell’Ordinazione, ogni candidato sposa la missione della Chiesa, promettendo eterna fedeltà al progetto che il Signore ha per lui. Don Lorenzo ha potuto condividere questo primo traguardo con i suoi genitori e il fratello, che erano stati segretamente invitati alla celebrazione.
Dopo le foto di rito, la festa è proseguita in oratorio: un ricco aperitivo a buffet, preparato e servito da volontari giovani e meno giovani nel primo cortile, attendeva gli sposi con i loro parenti e familiari. Poi, sotto il portico, il tradizionale pranzo degli anniversari, che si è concluso con il brindisi e il taglio della torta, decorata con le foto di tutte le coppie: in oratorio si respirava già aria di festa, anche se la festa dell’oratorio non era ancora ufficialmente iniziata.
La celebrazione con il ricordo degli anniversari di Matrimonio è stato l’ultimo appuntamento dell’anno pastorale 2023-2024, ricco di celebrazioni ed eventi per la nostra comunità: un grazie a tutte le coppie presenti, per la loro testimonianza di amore. Dopo le solennità che scaturiscono dalla Pasqua, la Chiesa è rientrata nel Tempo Ordinario. Ma il Sacramento del Matrimonio chiede di essere vissuto proprio nell’ordinaria quotidianità. L’Eucarestia chiede di essere spezzata nella vita di ogni giorno. Sempre, con la brocca in mano.
Andrea Fadigati