Don Paolo, tu es sacerdos in aeternum
L’ORDINAZIONE PRESBITERALE
Dopo undici anni di attesa – era il 2012 con don Emiliano Poloni –, la nostra comunità è tornata a festeggiare l’Ordinazione Presbiterale di un proprio giovane: sabato 23 maggio 2023, don Paolo Capelletti è stato ordinato sacerdote per la Chiesa di Bergamo.
“Egli vi guiderà” (Giovanni 16, 13): è questa la frase che don Paolo e i suoi otto compagni ordinandi hanno scelto per accompagnare questo giorno di festa, nella solennità di Pentecoste. È lo Spirito Santo che illumina il loro ministero, quello Spirito Santo che ha inondato gli apostoli nel Cenacolo con una pioggia di lingue di fuoco, come raffigurato nella tarsia lignea Gv 14, 16-17 di Andrea Mastrovito, incisa nella cappella del Foyer Catholique Européen di Bruxelles, e riportata sulla copertina del libretto della celebrazione di Ordinazione. All’inizio della S. Messa, la lunga processione d’ingresso, chiusa dal vescovo Francesco, ha raggiunto il presbiterio del nostro duomo, gremito di fedeli in ogni ordine di posto: oltre ai pochi fortunati colognesi presenti, moltissimi altri hanno seguito la cerimonia in diretta su BergamoTV. Don Paolo, visibilmente emozionato, ha preso posto ai piedi dell’altare, dinnanzi ai propri genitori. Dopo la proclamazione del Vangelo, il rettore del Seminario ha presentato al vescovo gli eletti, che hanno risposto il loro “Eccomi” e sono stati dichiarati degni di ricevere l’Ordine del Presbiterato.
All’inizio della sua omelia, mons. Beschi ha espresso riconoscenza per questo grande dono: a Dio, agli ordinandi stessi, alle loro famiglie e amici, alle comunità parrocchiali e a quella del Seminario. La riconoscenza è presto diventata preghiera, perché lo Spirito di Dio, che pervade la liturgia, la Chiesa e tutto il mondo, conceda sempre nuove vocazioni. Il vescovo non ha mancato di soffermarsi sul Vangelo della vigilia di Pentecoste. In mezzo alla folla di Gerusalemme, Gesù porge un invito che diventa promessa: “Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva”. Lo Spirito Santo è rappresentato dall’acqua poiché tutto ha bisogno di acqua, ma di acqua buona, che è l’acqua sorgiva che viene da Cristo, a cui dobbiamo continuamente dissetarci. Infine, il vescovo ha consegnato ai nove giovani l’immagine della conca, già proposta dai padri della Chiesa: “Dal momento che non possiamo donare ciò che non abbiamo, poiché lo Spirito non è nostro ma di Dio, siate una conca, che si lascia riempire dallo Spirito di Dio sino a traboccare”.
La liturgia è poi proseguita con gli impegni degli eletti, il canto delle litanie dei santi durante la prostrazione degli ordinandi, l’imposizione delle mani da parte del vescovo e di tutti i sacerdoti presenti, e infine la preghiera di Ordinazione. E poi i riti esplicativi: la vestizione degli abiti sacerdotali, l’unzione crismale e la consegna del pane e del vino. Don Paolo, indossata la casula di colore rosso, ha preso posto accanto al vescovo per concelebrare la sua prima Eucarestia. Al termine della S. Messa, l’uscita degli ordinati è stata accompagnata da un applauso scrosciante, che ha sovrastato la scrosciante pioggia.
L’ACCOGLIENZA IN COMUNITÀ
Come una sposa il giorno del Matrimonio, don Paolo ha fatto attendere la comunità colognese, armata di ombrelli, radunata di fronte a Porta Rocca per accogliere il novello sacerdote. Il maltempo è stato presto dimenticato grazie alle dolci note proposte dalla banda e agli affettuosi saluti che i presenti hanno rivolto ai numerosi sacerdoti convenuti: chi ha prestato servizio a Cologno, chi di Cologno è originario, chi ha collaborato con don Paolo nelle diverse parrocchie in cui ha prestato servizio come seminarista prima, e come diacono poi. Particolarmente significativa la presenza di mons. Tino Scotti, negli scorsi anni impegnato nella Segreteria Vaticana, e di mons. Ivan Santus, che in Vaticano è attivo ora; come pure di alcuni docenti del nostro Seminario, e dell’ex rettore mons. Pasquale Pezzoli. Don Paolo è arrivato a bordo di una Tesla bianca: prima un intenso abbraccio con il parroco don Giuseppe, poi il saluto alla sindaca Chiara Drago, che ha rivolto al novello presbitero un discorso breve ma molto intenso. Il corteo, aperto dalla croce, ha accompagnato don Paolo per le vie del centro: durante il tragitto, tutti non hanno potuto non notare come l’intero paese fosse addobbato da striscioni, festoni, ghirlande, fiori e nastri, che testimoniano il grande affetto di una comunità per un proprio figlio che dedica interamente la vita al Signore. Durante il suo ingresso in chiesa, sulle note del canto Cristo ha fatto di noi un regno, don Paolo non ha trattenuto le lacrime; poi, indossati i paramenti sacri, ha presieduto un momento di preghiera, articolato in tre momenti. L’acqua è stato l’elemento protagonista del primo momento, durante il quale il novello ha asperso l’assemblea. Poi, il fuoco: sette persone, rappresentando sette realtà che hanno segnato la vita di don Paolo, hanno portato all’altare sette candele, posizionandole attorno al cero pasquale, prima della lettura del brano del roveto ardente, tratto dal libro dell’Esodo. Al saluto del parroco (vedi articolo a pag. 3), ha fatto seguito il terzo momento, con protagonista il pane, adorato nel Santissimo Sacramento: dopo il solenne canto del Te Deum, don Paolo ha impartito la sua prima benedizione eucaristica.
Durante l’uscita, è stata distribuita a tutti i presenti l’immaginetta scelta da don Paolo per la sua Ordinazione: la formella della Conversione di San Paolo dalla Porta Santa della Basilica di San Pietro, accompagnata dalla frase “Sto alla porta e busso” (Apocalisse 3, 20). La serata si è conclusa con un ricco buffet in oratorio, preparato con tanta generosità dai volontari. Prima del taglio della torta, gli amici hanno presentato a Paolino un video che raccoglieva le foto più significative della sua vita.
LA PRIMA MESSA
Il giorno seguente, alle ore 10.30, il novello presbitero ha finalmente presieduto la sua prima S. Messa. Se don Paolo sta alla porta, allora la comunità intera gli è andata incontro, accompagnandolo con un festoso corteo dalla sua casa, in via San Giovanni Bosco, fino alla casa parrocchiale, dove era allestita la sagrestia. Durante la celebrazione, animata dalla corale in una chiesa vestita a festa, don Paolo per la prima volta ha indossato la sua casula, regalatagli dalla comunità, e ha utilizzato il suo calice e la sua patena, presentati all’altare dai genitori. La liturgia è stata resa ancor più solenne dalla presenza di numerosi sacerdoti: oltre a don Giuseppe, don Davide e don Dario, vi erano diversi nativi colognesi (don Daniel, don Emiliano e mons. Tino), l’ex curato don Gabriele, il parroco di Gazzaniga don Luigi e il docente del seminario don Mattia. Ma soprattutto, accanto al novello sedeva il nostro compaesano mons. Davide Pelucchi, vicario generale della diocesi, che ha tenuto l’omelia. “Perché un giovane di 25 anni di nome Paolo chiede di diventare don Paolo?”, è la domanda che ha aperto la sua riflessione: “A motivo di un’amicizia, l’amicizia con Gesù”. Dopo aver rinnegato Gesù, Pietro ha forse pensato di aver perso il suo amico più fedele; tuttavia, qualche giorno dopo, sulle rive del lago di Tiberiade, il Maestro non accenna nemmeno al tradimento bensì, per tre volte, gli rivolge la domanda: “Simone, mi ami tu?”. Ma se le prime due volte Gesù utilizza un verbo che fa riferimento all’amore altissimo e perfetto, la terza volta abbassa il livello della richiesta, e impiega il verbo dell’amicizia. Mons. Pelucchi ha poi citato il romanzo L’amico ritrovato di Fred Uhlman: Gesù è l’amico ritrovato da don Paolo, non perché don Paolo si fosse mai allontanato da Lui, ma perché ora ha scoperto la più profonda amicizia con il Signore. Dal pellegrinaggio diocesano Assisi-Roma alla gita a Torino con gli adolescenti di Cologno, dal viaggio in Terra Santa con la comunità di teologia all’Ordinazione Sacerdotale: don Paolo diventa presbiterio in un momento storico in cui la sfida più grande della Chiesa non è l’ateismo, ma l’apatesimo, cioè la convinzione che si possa vivere anche senza la fede. Allora la sua missione sarà quella di annunciare Gesù come l’amico ritrovato a coloro che da questa amicizia sembrano molto distanti, seguendo l’esempio di San Charles de Foucauld e della Venerabile Madeleine Delbrel, ma soprattutto di Saulo che, dopo la sua conversione, arriva ad affermare che: “Non vivo più io ma Cristo…per me il vivere è Cristo”. Il vicario generale ha concluso la riflessione rivolgendo a don Paolo l’augurio che un anziano sacerdote propose al cardinal Angelo Comastri pochi giorni prima della sua Ordinazione: “Il prete è come una pecora: tutti prendono la sua lana e ci fanno vestiti, senza badare da dove questa lana provenga. Ma quando incontrerai Gesù, Lui ti verrà incontro e ti offrirà un vestito fatto con la lana che tutti ti avranno tolto, e ti dirà: «Ecco la veste della tua festa in cielo»”.
Al termine della Messa, don Paolo ha rivolto alla comunità il suo primo discorso, ringraziando tutti coloro che hanno segnato e accompagnato il suo percorso: i familiari, in particolare i genitori, e i nonni che sono già in cielo; i parroci di Cologno, in particolare don Emilio il quale, l’ultima volta che ha incontrato don Paolo, gli ha promesso che, o qui o in Paradiso, sarebbe stato presente alla sua prima Messa; i vicari e i curati della nostra parrocchia, in particolare don Gabriele e don Davide, che hanno accompagnato gli anni del suo discernimento e del Seminario; tutti i sacerdoti incontrati, la comunità del Seminario, le suore e i catechisti; le comunità di Almè e di Gazzaniga-Orezzo; e infine tutte le persone che hanno contribuito all’ottima riuscita della solenne celebrazione. Don Paolo ha concluso sottolineando come la nostra chiesa rifulgesse di bellezza, non solo grazie ai numerosi restauri messi a punto nell’anno dei cantieri di Betania, ma soprattutto per merito delle tante persone che si sono date da fare per organizzare e poi mettere in atto quei giorni di festa: essi sono il segno di quella pietà popolare (populi pietas) che campeggia al centro dello stemma in facciata. Il pranzo in oratorio, che don Paolo ha condiviso con tutti gli invitati ma anche con i numerosi iscritti, ha concluso la festosa mattinata.
LA MESSA DI RINGRAZIAMENTO
Nemmeno il tempo di tagliare la doppia torta che, alle ore 17.00, don Paolo è ritornato all’altare, per presiedere la S. Messa di ringraziamento. Accanto a lui, oltre ai tre sacerdoti della nostra comunità, c’era don Ezio Bolis, professore in Seminario che, fin dai primi istanti della celebrazione, è rimasto stupito di fronte alla giovane età dell’assemblea, composta, fra gli altri, dai bambini della Prima Comunione, dai cresimati, da numerose coppie di genitori con i loro figli, da un nutrito gruppo di Scout, da ragazzi e adolescenti di ogni età. Tanti giovani anche in presbiterio: tanti seminaristi, tanti chierichetti, tanti cantori e musicisti. “È la prima volta che celebro una Messa così solenne in un’assemblea che ha l’età media inferiore ai 40 anni: grazie don Paolo per questo miracolo”: don Ezio ha inaugurato la sua omelia con queste intense parole, raccomandando a don Paolo di essere un prete giovane, non negli anni ma nello spirito, non vecchio nel cuore ma giovane nell’entusiasmo.
L’Ordinazione di un sacerdote novello ci testimonia come anche i giovani possano compiere delle scelte definitive per la loro vita, a maggior ragione se questa occasione coincide provvidenzialmente con la solennità di Pentecoste, poiché lo Spirito Santo è il volto giovane di Dio, che rinnova tutti coloro che lo accolgono. Nessuno di noi è il protagonista; nemmeno don Paolo, nel giorno della sua festa, lo è: come diceva Santa Teresa di Gesù Bambino, ciascuno di noi è uno zero, che acquista valore solamente mettendosi dietro all’Uno. In conclusione, don Ezio ha raccomandato a don Paolo di essere un mistico, cioè colui che è capace di vedere le cose e le persone con gli occhi di Dio; un uomo di Chiesa, non che sta sempre in chiesa ma che ama la Chiesa pur con le sue fragilità; un guaritore ferito che, come Gesù che si presenta ai discepoli mostrando le ferite, condivide un dono che non è suo, ma che appartiene al Padre.
Al termine della Messa, don Paolo ha presieduto la processione del Corpus Domini, portando l’Eucarestia per le vie di un centro storico riccamente addobbato. Per tutto il tragitto, il novello è stato assistito da don Luca e don Mario, due sacerdoti ordinati negli scorsi anni, a lungo compagni di don Paolo in Seminario. Ad accompagnare la processione vi era la banda, i bambini della Prima Comunione che portavano i flambeuax e tracciavano il percorso con dei petali profumati, e diversi papà che si sono resi disponibili per sorreggere il baldacchino, la croce e le lampade. La preghiera, scandita da alcuni estratti dai discorsi di papa Francesco, ha preparato alla benedizione eucaristica.
L’intensa giornata di festeggiamenti si è conclusa con la dernière del musical Mille Sogni, messo in scena dal gruppo musical dell’oratorio all’auditorium delle scuole medie (vedi articolo a pag. 36).
Venerdì 2 giugno è stata resa nota la nomina di don Paolo come curato della parrocchia di Sant’Anna a Borgo Palazzo, in città. D’altronde si sa che la missione di un sacerdote non è quella di rimanere ancorato alla propria comunità d’origine, ma di seguire il soffio dello Spirito (e il volere del vescovo). E allora auguri per il tuo ministero don Paolo, da parte di tutta la comunità di Cologno: tu sei sacerdote per sempre!
Andrea Fadigati